abril 20, 2024

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Monica Vitti, morta l’attrice icona del cinema italiano. El anuncio del marito

È morta Mónica Vitti, talento smisurato del cine italiano. Aveva compiuto 90 anni a novembre, da anni si era ritirata dalla vita pubblica per la malattia che l’aveva colpita. Ha lavorato con i più grandi: musa di Miguel Ángel Antonionicompagna di avventure di alberto sordi ma anche autrice e regista. La notizia es stata data dal marito Roberto Ruso atraverso walter veltroni Che su Twitter tiene escrito: “Roberto Russo, il suo compagno di tutti questi anni, mi chiede di comunicare che Monica Vitti non c’è più. Lo faccio con dolore, affetto, rimpianto”.

La grandezza di Mónica Vitti si misura sulla distanza tra due battute cinematografiche: “Mi fanno male i capelli” e “Ma ‘ndo hawaii se la banana non ce l’hai”. Lei è stata capace – unica nella sua generazione – a coprire tutta la gamma di espressioni del cinema italiano. La donna borghese, nevrotica, dolente dell’incomunicabilità di Miguel Ángel Antonioni. La popolana, sguaiata, di un’allegria contagiosa, con alberto sordi. Punto di riferimento imprescindibile per tutte le attrici venute dopo di lei, Monica Vitti è stata tutto: profonda, enigmatica, sensuale, spiritosa. Intellettuale, popolare, malinconica, intelligente. Bellísima.

Negli ultimi anni, a causa di una malattia degenerativa, non è più apparsa in pubblico ma la sua eredità è rimasta fortissima nel mondo del cinema che, in occasione di anniversari e compleanni, non ha mancato di trigrabutarle afferastoegne de mostre più di cinquanta film. Una carriera straordinaria e molti riconoscimenti: 5 David di Donatello come migliore attrice protagonista (più altri quattro riconoscimenti speciali), 3 Nastri d’Argento, 12 Globi d’oro (di cui alla carriera) e un Ciak d’oro d’oro un Leone d’oro alla carriera a Venezia, un Orso d’argento alla Berlinale, una Cocha de Plata a San Sebastián, una candidatura al premio BAFTA.

Monica Vitti, incomunicabilità, commedie e polvere di stelle


Quella nuca bellissima: dal teatro al cinema

E pensare che al cinema Monica Vitti non aveva nessuna intenzione di dedicasi. La sua passione era il teatro, scoperto ancora bambina durante la guerra (era nata a Roma il 3 novembre del 1931 con il nome di Maria Luisa Ceciarelli) quando giocava con i fratelli mettendo in scena spettacoli con i buratàtini per alla real distrarli d .

Il debutto ancora ragazza con La nemica di Dario Niccodemi, poi l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica (dove si diplomò nel ’53), e una breve ma intensa attività teatrale, da Shakespeare a Molière, da Brecht a Sei story da ridere de Luciano Mondolfo. Poi arrivò il doppiaggio e fu proprio lì, dalla cabina di regia, mentre Monica stava prestando la sua voce a Dorian Gray ne El grillo che Antonioni disse quella frase destinata a cambiare la sua carriera e la sua vita: “Ha una bella nuca, potrebbe fare del cinema”.

Antonioni e il cinema dell’incomunicabilità

L’incontro con Antonioni fece saltare tutti i progetti dell’attrice che stava per sposarsi con un fidanzato architetto. Via il fidanzato, via la carriera teatrale Vitti divenne la musa del regista e di quella pagina del suo cinema dedicata alla nevrosi della coppia, alle inquietudini della donna moderna. Uno dietro l’altro arrivarono La aventura (1960), la nota (1961), El eclipse (1962) rosso del desierto (1964): quattro donne diversity ma simili, quattro variazioni sullo stesso tema, la tormentata Claudia che cerca l’amica tra le isole delle Eolie, la tentatrice Valentina che “ruba” Mastroianni a Jeanne Moreau, la misteriosa si fa e fas corteggiare senza El entusiasmo del agente de cambio Alain Delon y la depresión y la tormenta Giuliana, moglie di un imprenditore insoddisfatta della vita.

Monica Vitti, l’Accademia e la polvere del palcoscenico


Benvenuta comedia de Monicelli a Sordi

Nella seconda metà degli anni ’60, archiviato il cinema di Antonioni e lo stesso regista da cui si era separata (ma rimasero a vivere uno sopra l’altro per anni), Monica Vitti passò al genere della commedia che aveva benato frecuenta un teatro. Con Mario Monicelli (La ragazza con la pistola, 1968) potè finalmente liberare la sua vis comica, già lucidamente preanunciato dal suo maestro di Accademia Sergio Tofano. Essendo bella ed elegante fu tra le prime attrici a saper dimostrare che per far ridere sul grande schermo non bisognava essere per forza bruttine o poco desiderabili. Accanto ad Alberto Sordi (che soffre molto per lei in Amore mio aiutami) cominciò un sodalizio che li porterà al grande successo di Polvere di stelle del 1973. En mezzo ci sono le collaborazioni con i nostri più grandi registi: Ettore Scola (Drama della gelosía accanto a Giannini e Mastroianni), Dino Risi (Noi donne siamo fatte così), Luciano Salce (L’anatra all’arancia), Nanni Loy, Luigi Comencini (due degli episodi di . ), Basta che non si sappia in giro).

Con Alberto Sordi


L’amore con Di Palma, i suoi film e un po’ di tv

Negli anni Settanta l’attrice fu diretta per tre volte dal compagno di allora, il direttore della fotografia di Antonioni, carlo di palma, passato alla regia. E lei teresa la ladrail film di debutto di Di Palma (1973), poi verrà Qui comincia l’avventura (1975)motociclista tuta in pelle e casco integrale nel film a due con claudia cardenal (más o menos di Thelma y Luisa ante litteram) e infine la farà diventare una regina di tabarin (Mimì Bluette… fiore del mio giardino, 1976). Negli anni Settanta ecco anche alcune incursioni televisive, mentre continua a frecuentare il teatro, nel ’74 si misura con due stelle del piccolo schermo come Rafaella Carra mi mínimo cantando con loro Bellezze al bagno nel variedad milleluciquattro anni dopo recitò per la televisione nella commedia El cilindrode Eduardo De Filippo.

Anni Ottanta e debutto alla regia

Dagli anni Ottanta Monica Vitti cominciò a diradare le apparizioni sul grande schermo, figurando soprattutto nei film diretti dal suo nuovo compagno, il fotografo di scena poi diventato regista Roberto Russo, (flirtear, 1983; francesca es mia, 1986) che dopo 27 anni di fidanzamento sposò nel 2000 in Campidoglio. Di dieci anni prima il suo debutto come regista per il film escándalo secreto da lei scritto e interpretato che le regalò un’ultima grande soddisfazione, il David di Donatello per il miglior esordio. È la storia di Margherita, la stessa Vitti, che riceve in gift da un amico regista una telecamera molto moderna, automatica, completa di telecomando; la sua vita changerà radicalmente e la macchina le rivelerà non solo il tradimento del marito con la sua migliore amica (catalina spaak) ma anche la desolazione della propria esistenza. Nella sua vita ha scritto due libri: nel ’93 Establecer sotanoautobiografia che prendeva il titolo dal soprannome che aveva da bambina “sette vestiti” dal momento che, se andava di fretta, era capace di mettersi un abito addosso all’altro e poi, nel ’95, Il letto è una rosa in cui scriveva “Lo smarrimento mi stringe alla gola come un boa trasparente. Non posso dimostrare che ci sia, ma lui mi avvolge e mi striscia sul viso, promettendo orrori…”.

Con Mario Monicelli (fotograma)

55 hecho en una sola

En 35 anni di cinema ha realizado 55 películas. Dando l’addio a Monica Vitti possiamo dare l’arrivederci alle tante donne che ha raccontato con grazia, femminilità e coraggio. Alle donne tormentate di Antonioni, alla spia Modesty Blaise di Joseph Losey, alla siciliana sedotta e tradita che vola a Londra per vendicarsi e scopre la libertà, alla Giuliana di Natalia Ginzburg portata sullo schermo da Luciano da Luciano Ti ho sposato por allegria, alla donna che inventò la mossa: Mimì Tirabusciò. E ancora alla fioraia Adelaide divisa tra il muratore Mastroianni e il pizzaiolo Giannini, alla Tosca di Gigi Magni, alla soubrette Dea Dani nella Roma occupata dai nazisti, alla Mimì Bluette di Di Palma… tantissime donne in una una sola, Monica e centomila .

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